La legge è uguale per tutti: questo non significa, però, che i reati sono tutti uguali. Mi spiego meglio. L’ordinamento giuridico italiano prevede una serie di condotte al cui verificarsi la legge risponde con la pena della reclusione: si tratta dei reati. I reati consistono in quelle azioni od omissioni che lo Stato ritiene talmente gravi da dover sanzionare con la pena massima, cioè il carcere. Ora, questo non significa che una stessa condotta, commessa in circostanze diverse, sia considerata sempre reato. Ti faccio un esempio: se sei un bagnino e non presti soccorso a chi sta annegando, la legge potrebbe accusarti del reato di omissione di soccorso; se, invece, davanti alla stessa emergenza non intervieni perché non sai nuotare, allora non avrai commesso alcun reato. Altro esempio: se mandi a quel paese una persona qualsiasi, non commetti reato perché, da qualche anno, l’ingiuria non costituisce più illecito penale. Al contrario, se fai la stessa cosa con un poliziotto, un medico o con altra persona che possa essere qualificata come pubblico ufficiale, allora rischi il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. In altre circostanze ancora, la medesima condotta può costituire reato, mentre in altre può essere un reato aggravato. Tutto questo ci serve per comprendere il delitto di resistenza a pubblico ufficiale. Probabilmente ne avrai sentito parlare a proposito di casi di cronaca giudiziaria, oppure perché anche a te è capitato di incorrere in questo reato pur senza avere consapevolezza dell’illiceità della tua condotta. Ebbene, come ti dirò nel corso di questo articolo, devi sapere che alcune persone, per via del loro ruolo all’interno della società, godono di una tutela maggiore rispetto alle altre. Non si tratta di una discriminazione arbitraria, bensì della necessità avvertita dalla legge di far rispettare maggiormente chi rappresenta lo Stato (o un suo potere). Se credi che quello che ti ho detto sinora possa interessarti, allora faresti bene a proseguire nella lettura: ti spiegherò quando c’è resistenza a un pubblico ufficiale.

Pubblico ufficiale: chi è?

Per poterti dire quando c’è resistenza a un pubblico ufficiale devo necessariamente spiegarti chi è un pubblico ufficiale. Secondo la legge, per pubblico ufficiale deve intendersi colui che esercita una funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa [1]. Mentre non ci sono dubbi sulle prime due funzioni, riferibili a parlamentari, consiglieri regionali e giudici, la terza presenta sicuramente un raggio d’azione più esteso. Svolgono una funzione amministrativa tutti coloro che dipendono da una pubblica amministrazione ed esercitano funzioni fondamentali per essa: si pensi ai cancellieri nei tribunali, agli insegnanti nelle scuole, ai medici negli ospedali, ai carabinieri, ecc.

L’incaricato di un pubblico servizio svolge, al contrario, funzioni residuali, ma non mansioni meramente manuali: ad esempio, l’infermiere è, di norma, un incaricato di un pubblico servizio [2]. Sono incaricati di pubblico servizio anche coloro che sono investiti di una concessione pubblica: si pensi al settore della concessione radiotelevisiva.

Resistenza a pubblico ufficiale: cos’è?

Spiegato chi è il pubblico ufficiale, posso dirti ora cos’è la resistenza a un pubblico ufficiale. Il codice penale punisce con la reclusione da sei mesi a cinque anni chi usa violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto d’ufficio o di servizio, o a coloro che, richiesti, gli prestano assistenza [3].

Con la previsione del delitto di resistenza a pubblico ufficiale la legge vuole tutelare l’interesse della pubblica amministrazione a non subire intralci nel momento in cui, per assolvere ai suoi compiti, bisogna procedere all’attuazione delle previsioni normative: caratteristica fondamentale del reato di resistenza a pubblico ufficiale, infatti, è che l’atto di ufficio o del servizio sia già iniziato e che la violenza o la minaccia sia contemporanea allo svolgimento dell’attività funzionale. Approfondiamo meglio gli aspetti caratteristici di questo delitto.

Resistenza a pubblico ufficiale: requisiti

Cominciamo subito col dire che il soggetto attivo del reato di resistenza a pubblico ufficiale può essere chiunque: si tratta, pertanto, di un reato comune, cioè di un crimine che può essere commesso da qualsiasi persona, a prescindere dalle sue qualità, dalla sua posizione giuridica, ecc. Ciò a differenza della vittima del reato, che può essere solamente il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio, secondo le definizioni sopra fornite.

La condotta incriminata nel reato di resistenza a pubblico ufficiale consiste nell’usare violenza o minaccia per opporsi al compimento dell’attività tipica del soggetto passivo. Più nello specifico, la persona che si oppone al pubblico ufficiale o all’incaricato del pubblico servizio deve influire negativamente sulla libertà di movimento del pubblico funzionario: ad esempio, incorre nel reato di resistenza a pubblico ufficiale l’automobilista che, colto alla guida in stato di ebbrezza, per sfuggire all’arresto dà calci e spintoni alle forze dell’ordine. Ugualmente, commette questo delitto colui che reagisce con minacce verbali (se si trattasse di meri insulti, allora scatterebbe il diverso reato di oltraggio a pubblico ufficiale).

La condotta aggressiva di opposizione deve essere rivolta necessariamente contro il pubblico ufficiale o l’incaricato del pubblico servizio, ovvero contro chi sta aiutando questi ultimi. È fondamentale, inoltre, che la resistenza sia contestuale all’agire del pubblico ufficiale: se così non fosse, si potrebbe integrare il diverso reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale [4].

Ogni reato, perché possa dirsi perfettamente realizzato, necessita non solo dell’elemento oggettivo (cioè, della condotta concretamente posta in essere), ma anche dell’elemento soggettivo o psicologico. Nel caso del reato di resistenza a pubblico ufficiale, il reo deve agire con dolo specifico, cioè con la coscienza e la volontà di usare violenza o minaccia al fine specifico di opporsi al compimento di un atto del pubblico ufficiale o dell’incaricato del pubblico servizio. In pratica, ciò significa che non commette resistenza a pubblico ufficiale chi, ad esempio, minaccia una persona non sapendo che essa sia un pubblico ufficiale (si pensi alla prospettazione di un male ingiusto fatta ad un agente in borghese).

Resistenza a pubblico ufficiale: quando non è reato?

Non sempre la violenza o la minaccia fatta al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle loro funzioni integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Come appena ricordato nel paragrafo precedente, non lo è, ad esempio, quando si reagisce contro una persona che non si sa essere un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio.

Non può scusare, invece, lo stato di particolare stress in cui ci si trova a causa di condizioni esterne, tipo il ritardo a lavoro dovuto al traffico cittadino. Secondo la Corte di Cassazione [5], il cosiddetto “stress da traffico” non vale di per sé ad escludere la sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Esistono però altri casi in cui non si incorre nel reato di resistenza a pubblico ufficiale. Innanzitutto, non è un crimine opporre una resistenza passiva, in cui manca l’esercizio di qualsiasi violenza o minaccia. Lo stesso dicasi per i comportamenti meramente disobbedienti e per quelli di fuga, destrezza e di raggiro tesi ad evitare il compimento dell’atto del pubblico ufficiale. Così, ad esempio, non è punibile chi si butti a terra inerte per evitare l’arresto, oppure chi si incateni a un termosifone per impedire di essere condotto in carcere, ovvero chi ricorre a manovre automobilistiche per sfuggire all’accostamento da parte della polizia. In tutti gli esempi appena fatti non c’è resistenza a pubblico ufficiale perché manca una condotta veramente aggressiva capace di incidere sulla volontà del pubblico funzionario.

Resistenza a pubblico ufficiale: è reato se c’è provocazione?

Devi sapere che la legge consente di reagire al pubblico ufficiale la cui condotta sia palesemente illegittima. Si tratta di una particolare causa di giustificazione prevista a tutela dei normali cittadini nei confronti dei possibili abusi di potere da parte di coloro che, per via della particolare funzione che rivestono, potrebbero agire sentendosi superiori alla legge stessa.

La legge che disciplina la reazione agli atti arbitrari dei pubblici ufficiali [6] dice che non si configurano reati come resistenza, violenza od oltraggio a pubblico ufficiale quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio ovvero il pubblico impiegato abbia dato causa alla reazione (cioè alla violenza, alla resistenza o all’oltraggio), eccedendo con atti arbitrari i limiti delle sue attribuzioni.

In estrema sintesi, un atto concreto e aggressivo di resistenza a un pubblico ufficiale o a un incaricato di un pubblico servizio sarebbe legittimo se il funzionario sta abusando in maniera evidente del suo potere, ad esempio arrestandoti per non aver rispettato il semaforo rosso. Secondo la Suprema Corte, però, l’applicazione dell’esimente presuppone un atto davvero arbitrario del pubblico ufficiale (quale non può essere un comportamento ironico e oggettivamente non ingiurioso) e un rapporto causale tra la reazione dell’agente e la condotta del pubblico ufficiale. È necessaria, altresì, l’illegittimità dell’azione del pubblico ufficiale, improntata ad uno scopo di vessazione e sopraffazione [7]. Inoltre, è sempre necessario che la reazione sia proporzionata all’atto arbitrario posto in essere dal poliziotto, nel senso che non è possibile una reazione eclatante a fronte di una piccola irregolarità procedurale del pubblico ufficiale.

Pertanto, potrai reagire e resistere al pubblico ufficiale solamente se questi sta compiendo un atto del tutto arbitrario: immagina a colui che vuole condurti in carcere senza i presupposti di legge (arresto in flagranza oppure ordinanza di custodia cautelare spiccata dal giudice). Al contrario, risponderai ugualmente di resistenza a pubblico ufficiale se questi stia compiendo una semplice irregolarità, non riconducibile ad una lesione rilevante dei tuoi diritti: ad esempio, se il vigile ti multa perché hai mezza ruota dell’auto parcheggiata fuori dalle strisce, un tuo gesto violento oppure una minaccia saranno intollerabili e, pertanto, costituiranno comunque il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

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