Ogni anno, tra risorse sottratte al fisco e investimenti esteri mancati, la corruzione costa all’Unione europea ben 904 miliardi di euro. Ma per quanto la cifra sia spaventosa, il vero prezzo sta altrove: è nei servizi sociali che vengono negati, nelle misure anti-disoccupazione che non vengono finanziate, nelle infrastrutture che non vengono costruite, nella cooperazione internazionale che potrebbe porre fine alla fame nel mondo e ridurre, per esempio, la pressione migratoria sull’Europa. Il tutto, appunto, perché le risorse necessarie finiscono nel buco nero della corruzione.
Lo rivela uno studio dei Verdi europei presentato in vista della Giornata internazionale anticorruzione di domenica 9 dicembre. Le cifre, confrontate per la prima volta con il presso dei prodotti ordinari e dei servizi nazionali, mostrano il vero costo della corruzione nella quotidianità delle persone. Secondo la relazione, con i 904 miliardi di euro all’anno persi a causa della corruzione in tutta l’Ue potremmo porre fine alla fame nel mondo, eliminare la malaria, fornire istruzione di base, oltre che acqua potabile, servizi igienico-sanitari, assistenza sanitaria ed elettricità; e avremmo ancora denaro a disposizione (360 miliardi di euro).
Italia maglia nera
Il fenomeno riguarda tutti, nessuno escluso. E in particolare l’Italia, che con i suoi 237 miliardi persi ogni anno è il Paese europeo che paga il prezzo più alto. Calcolando il costo per ogni singolo cittadino, si tratterebbe di 3.903 euro a testa in più: una tredicesima niente male. Perdiamo il doppio di quanto la corruzione sottrae alle tasche dei tedeschi. E quasi il doppio di quanto investiamo ogni anno nella sanità pubblica.
Ma, come dicevamo, il fenomeno è diffuso. Nella Repubblica Ceca, ad esempio, dove il primo ministro Andrej Babiš è attualmente coinvolto in uno scandalo legato alla corruzione, ogni anno vengono persi oltre 26,7 miliardi di euro a causa di essa. Si tratta di oltre il 12% del Pil. In Grecia, ogni cittadino perde 3.168 euro. E. Anche in paesi con livelli di corruzione relativamente bassi come la Finlandia o la Danimarca, ogni cittadino potrebbe ricevere rispettivamente 727 o 782 euro.
In pochi denunciano
Nella metà degli Stati membri dell’Ue, oltre l’80% delle persone ritiene che la corruzione sia diffusa nel loro Paese. Tuttavia, la maggior parte degli europei che sono esposti alla corruzione non lo denunciano, e solo circa un quinto di queste persone prende la decisione di allertare le autorità. In tutta Europa, le persone non credono che gli sforzi del governo per combattere la corruzione siano efficaci, in particolare quando si tratta di affrontare casi di corruzione di alto livello. Le uniche istituzioni in cui la maggioranza (il 60%) degli europei si fida quando si parla di corruzione sono la polizia, e le istituzioni dell’Ue sono molto indietro, raggiungendo un misero tasso di fiducia del 4%.
Ecco perché i Verdi chiedono all’Ue e i suoi Stati membri di adottare “una posizione molto più proattiva nella lotta contro la corruzione”. Occorre “riesaminare annualmente le pratiche anticorruzione negli Stati membri e di aumentare i finanziamenti per le attività anticorruzione, migliorare la capacità dell’organismo antifrode dell’Ue (l’Olaf), rafforzare la Procura europea, proteggere gli informatori, i giornalisti e le ong e garantire una trasparenza e un controllo molto maggiore sulle modalità di assegnazione e di spesa dei fondi Ue”, dicono i Verdi.